Palazzo Camaiani Albergotti

(Palazzo Camaiani - Albergotti, complesso edilizio con al centro la torre della Bigazza).

Fa parte di un insieme edilizio composito, derivante dall'accorpamento di palazzi appartenenti a famiglie della nobiltà guelfa (Camaiani, Sassoli, Albergotti), eretti nel tratto terminale del borgo maestro. L'edificio situato all'incrocio tra Corso Italia e via degli Albergotti (inizialmente appartenente a quest'ultima famiglia, come tutte le maggiori costruzioni disposte lungo l'omonima strada), ha origini trecentesche; la porzione d'angolo, risalente al Duecento, residua da un troncone di torre. Ampiamente rimaneggiato nel Cinquecento (cortile e loggiato interni), il palazzo fu restaurato all'inizio di questo secolo; all'ultimo intervento risalgono le decorazioni di Galileo Chini e la creazione dell'ingresso da via degli Albergotti, da cui si accede attualmente alle sale dell'Archivio di stato, le cui raccolte di atti e documenti occupano l'intera struttura dell'edificio.

Sul fianco inferiore (lato Corso Italia) la caratteristica Torre della Bigazza, eretta nel Trecento, successivamente "scapitozzata" e quindi rialzata con un discutibile intervento novecentesco.

Le costruzioni occupano la parte finale di Corso Italia fra Via Bicchieraia e Via degli Albergotti.

Partendo dal basso di fronte alla Pieve verso l'alto troviamo:

  • Palazzo del Capitano o della Zecca, edificio danneggiato dai bombardamenti del 1943 e restaurato appartenuto anch' esso a famiglie di parte guelfa.

  • Palazzo Camaiani ha una parte bassa con tre ampi portali del XIII secolo e piani superiori rifatti nel XVI secolo.

  • Torre della "Bigazza" (XIII - XIV sec.) "scapitozzata" nel '500 e rialzata nel 1933 da Giuseppe Castellucci.

  • Palazzo Albergotti di origine duecentesca, ampliato nel '300 e rimaneggiato nel '400 (cortile e loggiato interni) e nel '500 (finestre del primo piano) è oggi sede dell'Archivio di Stato. Nei primi anni del secolo il palazzo viene restaurato e arricchito delle decorazioni di Galileo Chini sul lato di Via degli Albergotti con "l'apoteosi dei prodotti della terra e del lavoro".