Piazza S. Francesco |
In occasione dei lavori di
restaurazione del sagrato della chiesa di S. Francesco, la Soprintendenza Archeologica
della Toscana e lAmministrazione Comunale di Arezzo hanno ritenuto necessario
eseguire saggi di scavo preventivi per ottenere dati precisi sul deposito archeologico
urbano, considerato linteresse dellintera zona, confermato da studi storici
effettuati e da rinvenimenti occasionali. Dopo un primo ma accurato esame, i risultati ottenuti possono essere sintetizzati in 6 fasi, distribuite cronologicamente dalletà Ellenistica al XVIII° secolo. FASE I: E stato individuato sul versante SO un edificio databile al III° secolo a.C. di probabile destinazione residenziale. Impostato direttamente sulla paleosuperficie argillosa creatasi in seguito alla frequentazione della roccia di base della collina di Arezzo. LEdificio è realizzato con muri a secco, i cui strati duso restituiscono frammenti di ceramica a vernice nera, anche se non è scartata lipotesi di una frequentazione precedente etrusca, testimoniata da vari frammenti di bucchero residui. Questo dato conferma quanto già emerso nello scavo di Piazza S. Niccolò. A questa fase è ascrivibile uno "ziro" con probabile funzione di cinerario rinvenuto interrato nella roccia vergine coperto da una coppa a vernice nera. FASE II: Età Imperiale, viene impiantata una costruzione anchessa di uso residenziale in parte sfruttando i resti delle strutture murarie delledificio di "fase I". Tale ambiente sembra adeguarsi allandamento della collina tramite una serie di ambienti degradanti verso valle. Le tipologie delle strutture murarie sono varie (pietra e malta, laterizi e terra cruda); tutte le strutture sono rivestite di intonaci dipinti, decorate a riquadri e semplici motivi floreali. Come le strutture, così anche i piani pavimentati sono di varia natura: cocciopesto, con inserimento di tessere policrome a formare motivi geometrici, o graniglie di marmo. La fine dellutilizzo di questo edificio, pare che sia dovuta ad un incendio del quale restano tracce consistenti (travi carbonizzate sui pavimenti, alterazioni cromatiche sugli intonaci). Si può ipotizzare un uso prolungato di tale edificio, forse sino alla fine del III° - IV° sec. a.C. A questa fase appartiene anche una sepoltura ad inumazione, esterna alle strutture, realizzata con tegoloni e limitata da muretti in pietra posti in opera a secco. Lindagine ha messo in evidenza che la disposizione era già stata violata nellantichità, vista lassenza di qualsiasi resto umano. Allinterno sono stati rinvenuti i probabili resti del corredo (pisside in terra sigillata e frammenti di bronzo e vetro) che fanno datare la sepoltura al I° sec. a. C. FASE III: Di epoca alto medioevale in cui i resti delle strutture romane sono soggetti a spogliazione, non vi sono tracce di impegno costruttivo. FASE IV: Si evidenzia la costruzione di una grande struttura con fondazione ad archi e pilastri in pietra e laterizi legati con malta che giungono fino ai livelli pavimentati delledificio di età imperiale. La struttura appare disposta normalmente alla facciata della chiesa di S. Francesco, in corrispondenza della quale ne è conservato il tratto dellalzato inglobato in facciata. La funzione di tale struttura è di difficile interpretazione anche se si rivela di notevole ingegno e frutto di un intervento riferibile ad un unico momento costruttivo. FASE V: Complesso omogeneo relativo al cantiere di costruzione della chiesa (fine XIII°sec.). Il complesso è costituito da tre fornaci a pozzo (2 a camera unica ed una a doppia camera), disposte parallelamente alla facciata della chiesa; sussistono delle fondamenta in pietre a secco di un ambiente di lavoro, situato nelle vicinanze, dotato di un piccolo fornello e di una vasca in pietra, interpretabile come officina. Tutte le strutture risultano non in uso, da materiali rinvenuti negli strati di obliterazione, entro la prima metà del XIV° sec. FASE VI: Comprende i resti dellarea cimiteriale del sagrato di San Francesco, costituita da vasi tombali in laterizi (avelli), in parte già violati, in parte riutilizzati come ossari, attribuibili ad età post rinascimentale e danneggiati dai lavori di livellamento della piazza effettuati nellOttocento. a cura di Hermann Salvadori |