Cenni Storici - Dal primo Novecento ai giorni nostri - |
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Nella prima metà del Novecento, in parallelo con l'impianto delle prime
attività a scala industriale (Sacfem, 1907), l'espansione edilizia oltrepassa le
vecchie mura, che tra le due guerre vengono drasticamente abbattute lungo tutto il settore
SO, e si spinge lungo le principali direttrici stradali. Alla periferia della città sorgono il nuovo ospedale S. Maria Sopra i Ponti, l'ospedale neuro-psichiatrico, il Foro Boario. Sul Poggio del Sole è eretto il nuovo Palazzo del Governo. All'interno del centro antico si affronta il problema del risanamento dei quartieri più poveri e degradati con limitate operazioni di sventramento, per lo più rivolte alla creazione di nuove vie di accesso. Il volto medioevale della città è alterato da una serie di discutibili interventi di restauro "in stile", decretati dal goveno podestarile che nel 1927, consolidatosi il regime totalitario di Benito Mussolini, è stato sostituito con la forza alle libere istituzioni elettive del Comune. Al secondo conflitto mondiale, sanguinoso epilogo del ventennio fascista, Arezzo paga un elevato tributo in termini di vite umane e di distruzioni materiali, provocate dai ripetuti bombardamenti aerei e dal passaggio del fronte. Il 16 luglio 1944, all'approssimarsi delle truppe alleate, le formazioni partigiane operanti nelle montagne vicine al capoluogo liberano la città dagli occupanti nazifascisti. Per il contributo dato alla Resistenza con l'attività partigiana (3.500 effettivi) ed il sacrificio della propria popolazione (3.110 caduti), la Provincia di Arezzo - teatro di stragi e rappresaglie da parte dell'esercito tedesco in ritirata - verrà insignita della medaglia d'oro al valor militare, conferita nel 1984 dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Rimasti sulla carta i tentativi di pianificazione urbanistica risalenti agli anni Venti e Trenta, la ricostruzione dei quartieri danneggiati nel corso della guerra (1945/50) avvia una fase di ripresa intensa ma controllata. La programmazione dello sviluppo, messa a dura prova nei successivi anni Cinquanta e Sessanta, dominati dal boom economico, dall'industrializzazione accelerata e dall'inurbamento di grandi masse di popolazione agricola, consente all'amministrazione municipale - diretta a partire dalle elezioni del 1946 da una maggioranza di sinistra (PCI-PSI) - di arginare e mettere sotto controllo le iniziative di carattere speculativo innescate da un vorticoso processo di trasformazione economica e sociale. A partire dal 1962/65 un piano regolatore impostato nelle sue grandi linee dall'architetto Luigi Piccinato guida l'espansione urbana secondo un disegno rivolto al potenziamento delle infrastrutture, alla creazione di una città policentrica, alla salvaguardia del patrimonio architettonico del centro storico, alla tutela delle zone agricole e collinari. Da questa esperienza prende le mosse il nuovo piano regolatore adottato nel 1987, opera degli architetti Vittorio Gregotti ed Augusto Cagnardi che individua - nel riequilibrio delle periferie urbane cresciute nel dopoguerra, nel recupero del centro antico, nella riqualificazione guidata attraverso una serie di grandi progetti pubblici - le tappe da percorrere in vista dell'ormai imminente appuntamento con il terzo millennio. |
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